L’elastofibroma è un raro tumore benigno che colpisce principalmente la regione sottoscapolare.
Sebbene spesso asintomatico, può causare disagio nei movimenti della spalla e, in alcuni casi, richiedere un trattamento chirurgico.
L’elastofibroma
L’elastofibroma è una lesione benigna del tessuto connettivo che si sviluppa principalmente nella regione sottoscapolare, ovvero tra la scapola e la parete toracica posteriore.
Si tratta di una massa fibrosa a crescita lenta, spesso asintomatica, che colpisce prevalentemente individui di età avanzata, con una maggiore incidenza nelle donne.
Può essere unilaterale o bilaterale, con una maggiore frequenza di manifestazione sul lato destro del corpo. La diagnosi è spesso casuale, in quanto molti pazienti non presentano sintomi evidenti.
I sintomi dell’elastofibroma

L’elastofibroma è spesso asintomatico e viene scoperto incidentalmente durante esami di imaging eseguiti per altri motivi.
Tuttavia, nei pazienti sintomatici, la lesione può causare:
- sensazione di tensione o pressione nella regione scapolare, che aumenta con determinati movimenti;
- limitazione dei movimenti della spalla, soprattutto durante la flessione e l’abduzione;
- gonfiore o massa palpabile sotto la scapola, spesso percepibile in posizioni specifiche;
- dolore lieve o moderato, che può accentuarsi con l’attività fisica o il contatto prolungato della scapola con la gabbia toracica.
Nei casi più avanzati, il fastidio può diventare persistente, interferendo con le normali attività quotidiane e richiedendo un intervento medico.
Le cause e i fattori di rischio
Le cause esatte dell’elastofibroma del dorso non sono ancora completamente comprese, ma diversi studi suggeriscono che sia il risultato di microtraumi ripetuti dovuti all’attrito costante tra la scapola e la parete toracica.
Questo fenomeno è più comune nelle persone che svolgono attività manuali pesanti o che compiono movimenti ripetitivi delle spalle.
I principali fattori di rischio includono:
- attività lavorative che comportano movimenti ripetitivi della spalla, come muratori, falegnami e operai;
- predisposizione genetica, con una maggiore incidenza tra i membri della stessa famiglia;
- invecchiamento, con prevalenza nei soggetti sopra i 50 anni;
- maggiore diffusione nelle donne, probabilmente a causa della diversa struttura muscolare rispetto agli uomini.
La diagnosi
La diagnosi di elastofibroma sottoscapolare si basa su anamnesi e su esami diagnostici di imaging.
Poiché la lesione ha caratteristiche tipiche, nella maggior parte dei casi non è necessaria una biopsia.
Gli esami diagnostici più utilizzati sono:
- ecografia, utile per individuare una massa anomala ma meno precisa nella caratterizzazione;
- risonanza magnetica (RMN), considerata il gold standard per la diagnosi, in quanto permette di distinguere l’elastofibroma da altre patologie tumorali;
- tomografia computerizzata (TC), impiegata in casi selezionati per valutare le dimensioni e la localizzazione della massa.
Una volta confermata la diagnosi, il medico valuta se sia necessario un trattamento o se sia sufficiente un monitoraggio periodico.
Il percorso di cure per l’elastofibroma
Il trattamento dell’elastofibroma dipende dalla gravità dei sintomi e dalla dimensione della lesione.
Nella maggior parte dei casi, essendo una condizione benigna e a lenta crescita, non richiede un intervento immediato.
Monitoraggio
Per i pazienti asintomatici o con sintomi lievi, la strategia più appropriata è il monitoraggio periodico.
Controlli regolari con risonanza magnetica o ecografia consentono di verificare eventuali variazioni nelle dimensioni della massa.
Intervento chirurgico

L’operazione viene eseguita in anestesia generale e consiste nella rimozione completa della massa fibrosa.
L’approccio chirurgico più comune prevede:
- un’incisione sulla parete toracica posteriore, in corrispondenza della posizione della lesione;
- il distacco del tessuto connettivo circostante per isolare l’elastofibroma;
- la resezione completa della massa, cercando di preservare i muscoli e le strutture circostanti;
- la sutura dei tessuti con tecniche che favoriscano una cicatrizzazione ottimale e riducano il rischio di recidiva.
Nei centri di eccellenza, possono essere utilizzate tecniche mininvasive che riducono il trauma chirurgico e accelerano i tempi di recupero.
Recupero post-operatorio
Il decorso post-operatorio varia in base alle dimensioni della lesione e alla tecnica utilizzata.
La maggior parte dei pazienti può riprendere le attività quotidiane entro poche settimane.
Per ottimizzare il recupero, è consigliato:
- seguire un percorso di fisioterapia per migliorare la mobilità della spalla;
- evitare sforzi eccessivi nelle prime settimane post-intervento;
- monitorare eventuali segni di infezione o dolore persistente.
a cura del Prof. Stefano Margaritora, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Toracica del Policlinico Gemelli di Roma e Professore ordinario dell’Istituto di Patologia Speciale Chirurgica dell’Università Cattolica.