Il monitoraggio del PSA (Antigene Prostatico Specifico) dopo una prostatectomia rappresenta un passaggio essenziale poiché permette di monitorare l’andamento post-operatorio e di rilevare precocemente eventuali segni di recidiva.
Il PSA dopo la prostatectomia
Il PSA è una proteina prodotta dalle cellule della prostata e, in condizioni normali, si trova in concentrazioni variabili nel sangue.
Dopo una prostatectomia radicale, che comporta la rimozione completa della prostata, i livelli di PSA dovrebbero scendere a valori estremamente bassi o non rilevabili.
Un livello di PSA inferiore a 0,1 ng/mL viene generalmente considerato un buon indicatore di successo dell’intervento.
Tuttavia, un aumento del PSA nel tempo potrebbe suggerire la presenza di una recidiva della malattia, rendendo necessari esami più approfonditi e un eventuale trattamento adiuvante.
Il monitoraggio del PSA post-intervento

Il controllo del PSA segue un protocollo standard per garantire un follow-up accurato del paziente.
Il primo test viene solitamente effettuato tra 6 e 8 settimane dopo l’intervento per verificare che i valori siano scesi a livelli attesi.
Successivamente, la frequenza dei controlli dipende dallo stato clinico del paziente:
- nei primi due anni, il PSA viene monitorato ogni 3-6 mesi;
- dal terzo al quinto anno, i controlli diventano semestrali;
- dopo il quinto anno, se i valori sono stabili, il monitoraggio può essere effettuato una volta all’anno.
La regolarità dei controlli è essenziale per individuare precocemente eventuali variazioni dei livelli di PSA e adottare misure adeguate.
Il significato dei valori di PSA dopo prostatectomia
Dopo l’intervento, il PSA dovrebbe ridursi fino a livelli non rilevabili.
Tuttavia, variazioni nei valori possono avere significati differenti:
- PSA non rilevabile (<0,1 ng/mL): indica l’assenza di cellule prostatiche residue
- PSA compreso tra 0,1 e 0,2 ng/mL: può essere un valore borderline che richiede un attento monitoraggio;
- PSA superiore a 0,2 ng/mL: può suggerire una ripresa della malattia, nota come recidiva biochimica.
PSA 0.7 dopo prostatectomia

Un valore di PSA di 0.7 ng/mL dopo una prostatectomia radicale può essere indicativo di diverse situazioni cliniche. Dopo l’asportazione completa della prostata, ci si aspetta che il PSA scenda a livelli non rilevabili (<0.01 – 0.02 ng/mL) entro sei-otto settimane dall’intervento. Se il PSA rimane misurabile o aumenta successivamente, potrebbe suggerire una recidiva biochimica o la persistenza di tessuto prostatico residuo.
Una recidiva biochimica non implica necessariamente la presenza di metastasi, ma è un segnale che richiede ulteriori approfondimenti per stabilire il percorso terapeutico più appropriato.
Quando i livelli di PSA iniziano a salire, il medico può raccomandare ulteriori esami come la PET – PSMA.
I trattamenti in caso di recidiva di malattia
Se il PSA mostra una crescita significativa dopo l’intervento, il medico può valutare diverse strategie terapeutiche in base alla velocità di progressione e allo stato generale del paziente.
Le opzioni di trattamento includono:
- radioterapia di salvataggio, utilizzata per trattare una recidiva locale identificata nella loggia prostatica;
- terapia ormonale, intervenendo con il blocco degli androgeni per ridurre la crescita delle cellule tumorali;
- sorveglianza attiva, ovvero il monitoraggio dell’andamento del PSA senza intervenire immediatamente;
- terapie sistemiche avanzate, nei casi di recidiva metastatica, come inibitori di PARP o nuove generazioni di antiandrogeni.
La scelta del trattamento dipende da diversi fattori, tra cui l’età del paziente, lo stato di salute generale e la rapidità con cui il PSA sta aumentando.
L’impatto sulla qualità della vita
Il monitoraggio del PSA dopo prostatectomia può avere un impatto psicologico significativo sui pazienti.
L’ansia legata ai controlli periodici e alla possibilità di recidiva può influenzare il benessere emotivo. È importante che i pazienti siano seguiti da un’équipe medica specializzata e che abbiano accesso a supporto psicologico, se necessario.
Inoltre, il supporto della famiglia e dei gruppi di pazienti può essere un valido aiuto per affrontare il percorso post-operatorio con maggiore serenità.
a cura del Prof. Bernardo Rocco, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Clinica Urologica del Policlinico Gemelli di Roma.